Questo libro si propone di illustrare il doppio regime di rappresentazione su cui è fondato il cinema. Da una parte quello visivo, caratteristico delle immagini, che consiste nell'arte del mostrare; dall'altra parte quello discorsivo, in cui le immagini vengono connesse e coordinate in un discorso e in un racconto. Questi due livelli, per quanto inseparabili, non sono identici e si influenzano e si modificano reciprocamente, facendo del cinema un'arte di confine fra il dire e il mostrare, fra il parlare e il tacere. Partendo da una descrizione della cultura immaginifica in cui nasce il cinema alla fine dell'Ottocento, l'autore approfondisce il carattere ambiguo dell'esperienza visiva, razionale e selvaggia, distaccata e coinvolgente, per passare poi ad una riflessione su come le immagini si compongano in un unico discorso e come nasca, dal loro accostamento, un senso che è diverso dalla loro mera rappresentazione. Anche il rapporto fra tecnica e teoria assume un'importanza affatto nuova, fino a suggerire una vera e propria teoria della tecnica. Si passa poi alla figura del narratore cinematografico: chi racconta le storie, chi mostra le immagini che vediamo? E da questa nasce un'ulteriore domanda: a chi si rivolge il film? Chi è il misterioso destinatario seduto nella sala buia? Emerge così la figura dello spettatore, autentico interprete del film. Ma in che senso lo spettatore ne è interprete?. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.